mercoledì 1 giugno 2011

Io non sono maschilista

Un giorno, ormai diversi anni fa, una mia amica ha detto una cosa che credo non dimenticherò mai nella vita: "Io sono maschilista".

Ricordo di essere rimasta turbata allora. Capivo che lo stava dicendo per sentirsi forte, e per farsi sentire forte. Eravamo con un ragazzo, quel giorno, almeno di lui sono sicura. E’ il ragazzo che anni dopo ci divise, ma ancora non potevamo sapere quello che sarebbe successo: lui la trattava male e io lo consideravo uno stronzo infantile. Ma perché, che bisogno c’era di dire davanti ad un “uomo” come lui “Io sono maschilista”?
Ci ho pensato più volte, da allora. Ogni tanto mi torna in mente, e in certi discorsi lo ricordo, con altre persone, infervorandomi. Cosa l’abbia spinta a dire una cosa simile, però, non me lo sono mai chiesta fino in fondo e il perché non l'abbia mai fatto è facile a dirsi: sono omertosa, siamo tutte omertose.

Solo stasera, seguendo i fili di questo ragionamento, ho capito che in effetti si tratta di omertà.
Mi è balzato alla mente un fatto più recente, è emerso, come un galleggiante liberato dal fondo di una vasca. Durante un normale e salvifico aperitivo a Milano, dopo otto ore di lezione, parlavo con un mio compagno di corso delle mie letture più recenti. Gli ho confidato, quasi sotto voce, che mia mamma mi stava passando dei libri di filosofe, donne, femministe. Mi sono affrettata immediatamente a spiegare, quasi a giustificarmi, che si tratta di un pensiero della differenza, che non sono quelle fanatiche che avrebbero voluto nascere con i genitali maschili e che rivendicavano la parità dei sessi senza riflettere. E’ vero, credo fermamente nella differenza fra uomo e donna, e non credo che la parità, intesa come il raggiungimento femminile di una condizione maschile, sia salutare, ma perché tutto questo balbettio, tutto questo nascondersi, giustificarsi? Lo stesso ragazzo alcuni giorni dopo mi ha fatto intendere che la sua ex ragazza era una “zoccola” perché si divertiva con molti ragazzi, anche se non risulta l’abbia fatto mentre stava con lui. Perché ho cercato di capire? Va bene la rabbia, ci sta, ma perché affibbiare un lavoro di dubbio gusto ad una donna che ce l’ha il gusto (eccome!) per il divertimento e se lo sceglie e gratis?

Da quando le donne hanno imparato a parlare, il mondo sembra in perenne par condicio. Se gli uomini non possono fare i grossi con noi, perché non sta bene, allora noi non possiamo parlare di noi in quanto “donne” con loro.

Vi sentite minacciati da questo, uomini? Se qualcuna di noi ha le unghie lunghe è perché ci piacciono, non perché le teniamo affilate per voi.

Se qualcuna di noi vi fa notare che siete degli stronzi ricordate che, in fondo, si tratta di prodotti naturali.

Se qualcuno di voi dice ad una di noi che è una puttana, immaginate molto vividamente che quella parola corrisponde ad una persona che vende il proprio corpo indiscriminatamente, che ogni giorno decide di rinunciare alla propria dignità, alla propria libertà, all’affetto verso se stessa, che rischia spesso la violenza, il dolore e l’umiliazione, ma compie tutto questo per disperazione e per denaro.

Quando fate sesso provate piacere? Se nessun vincolo di onestà e rispetto vi lega ad una donna in particolare, vi fareste problemi a provare lo stesso piacere con più donne? Siete delle gran puttane!
Non ha molto senso, giusto?

Tutto considerato credo di aver capito perché la mia amica, anni fa, disse quella frase. Si riferiva a noi donne. Noi non siamo solidali le une con le altre, spesso ci detestiamo, voi invece fate branco, e vi invidiamo per questo. Un amico comune, quello che ritenevo essere un grande amico, ha scelto di restare fedele al suo simile, nonostante mi avesse sempre lodata, proclamando quanto eravamo uguali e quanto eravamo d’accordo nel pensare che lui stesse sbagliando. E’ così. Noi riflettiamo, pensiamo, escogitiamo, problematizziamo, razionalizziamo, ci commuoviamo, scegliamo, anteponiamo, sopportiamo… voi state uniti.


Però quando noi scegliamo un’amica o un amico li amiamo, davvero, perché con loro cominciamo a tessere una tela difficile e meravigliosa, fatta di tutte quelle gioie, di quelle paranoie e di quei problemi che sono sempre stati solo nella nostra testa e che finalmente si sentono liberi di uscire e circondarci. L’aria intorno a noi diventa la nostra casa e comprendiamo che dovunque e con chiunque saremo, qualsiasi cosa sia accaduta o dovrà accadere, sapremo sempre gli uni degli altri, e ci guarderemo sempre con una strana luce negli occhi.
Io invidio il vostro branco, ma quanti di voi possono dire di avere amici così? Io spero tanti, anche se la mia vita mi ha insegnato pochi.

Non voglio davvero accusarvi. Io vi amo, uomini. Adoro la vostra natura, perché così diversa dalla nostra, perché vedo in voi i futuri amori che riempiranno la mia vita, quelli importanti, quelli sognati, quelli brevi, quelli per gioco, quelli per supposizione e quelli negati. Non riuscirei a stare senza di voi, a volte vorrei, ma non posso, altre volte potrei, ma non voglio.

Abbiamo imparato tanto da voi, per millenni, ora so che se ci lasciaste peccare di arroganza, almeno per un po’, potremmo insegnare tanto anche a voi. Non vogliamo dominarvi, ma chi può condannare fra voi chi tra noi vorrebbe davvero farlo? Sarebbe giusto, in un certo senso.

Riflettendo su quanto quella mia cara amica ha detto, mi sono fatta una domanda cui ancora non riesco a rispondere, né forse sarò mai in grado di farlo, poiché si tratta di un garbuglio infinito di sentenze che non sono mai state date: Quanto le donne sono così fra loro per colpa di ciò che gli uomini hanno fatto finora? Quanto hanno fatto gli uomini per fare di una donna una maschilista? Quanta responsabilità è solo nostra se ci vergognamo di parlare di femminismo anche solo fra noi, e preferiamo essere solidali con voi al punto da definirci maschiliste?

Per par condicio ho tentato di specchiare la domanda, ma mi sono accorta che non ha davvero senso. Forse questa è già in parte una risposta.





















Un'altra risposta è questa, una sorta di Io non sono femminista.

2 commenti:

  1. Sfortunatamente, non ho ancora avuto la possibilità' di conoscerti, anche se non nego che non mi dispiacerebbe passare settimane e settimane a parlare con te, per conoscere meglio le tue esperienze e punti di vista, sul mondo che hai vissuto.

    Fortunatamente, io vivo in un mondo diverso da quello che descrivi tu, dove "io sono maschilista" o "io sono femminista" suonano come le parole della lega "questi immigrati di m… devono bruciare". Ogni pezzo di mondo ha le sue credenze, le sue manie e dove queste cose hanno anche un senso.

    Una piccola nota…
    Non mi sembra molto femminista, dire "puttana" in quanto ti riferisci a quelle povere ragazze/donne/mamme che non hanno avuto la fortuna di trovare un lavoro e devono fare qualsiasi cosa per riuscire a mantenere la propria famiglia.

    Dire "puttana" suona irrispettoso nei confronti di quelle che non hanno avuto la nostra fortuna.
    E' un po' come quando si va nei supermercati, dove gli addetti alle pulizie, ma anche cassieri o camerieri sono considerati "al di sotto" di noi.

    In un mondo perfetto, loro sarebbero in cima alla scala e noi con il nostro lavoro "rispettabile" dovremmo essere sotto.

    Un consiglio, prova ad abbandonare le tue letture, e passare ad ascoltare i racconti "delle puttane".

    TH

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  2. Caro TH, it's been a long time! :) What a pleasure!

    Ti ringrazio per le belle parole che mi hai scritto (gongolo)...

    Per il resto credo che tu, forse, debba rileggere quello che ho scritto, perché ti assicuro che la penso esattamente come te.

    Il termine "puttana" l'ho usato provocatoriamente per far sentire come suona detto da certi uomini che lo usano. Non mi riferirei mai ad una persona meno fortunata di me con quella parola. Le rispetto! Non sono cristiana, ma sono cresciuta in una famiglia cristiana, perciò posso dire che comunque sono convinta, come te, che ci debbano precedere e considerato che non credo in un aldilà vorrei che succedesse nel mondo.

    In ultimo, il senso generale era che non mi va di vergognarmi di balbettare la parola "femminista" perché non mi sembra un insulto, né una cosa negativa. Il fatto che lo faccia comunque, e stia pensando a qualche forma di giustificazione anche in questo momento, mi fa pensare che forse c'è qualcosa che non va, e questo volevo esprimere.

    Credo che non abbandonerò le mie letture, anche perché non sono le uniche :) ma che ascolterò volentieri anche le parole e i racconti delle "puttane", di tutte.

    Au revoir cher inconnu... :)

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