lunedì 13 giugno 2011

ma sìììììì!!!!

 Esultanza!!!! Niente da aggiungere. L'Italia s'è desta?

Fonte: Ansa

Comunicazioni di servizio

Prossima settimana all'insegna di Trenitalia (per la gioia dei suoi dipendenti e la mia disperazione), ma soprattutto del nomadismo!
Prima tappa stasera, a Verona, dalla mia coinqui principalmente per un rapido training, ma anche per mollare le valigie..!
Seconda tappa a Bologna per fare festa-come-capita... happinesss!!!!
Terza tappa a Trieste da mia sorella, per altra festa, un po' più organizzata, l'XI edizione del Triskell! Spero di trovare un torques, di bere tanto idromele e di ballare tantissimo!
Infine ritorno a Verona... ma solo per ripartire per un mese di scavo: campagna 2011 al castello di Illasi. Non vedo l'ora di rivederlo, anche se mi secca che dovrò studiare a fine giornata e non potrò farmi aperitivi in compagnia...
Tutto questo per farvi fare i cavoli miei? Sì! Ma soprattutto per farmi assolvere da assenze sul blog che saranno, purtroppo, obbligate. Ho tantissime idee e pensieri che mi girano per la testa, li terrò in caldo, confidando nella vostra pazienza!
Per chi di voi andrà in vacanza (invece di sgobbare 8 ore al giorno sotto il sole - divertendosi tantissimo) auguro tanta pace, serenità, lunghi momenti di ispirazione e contemplazione (con annesso sorriso ebete), e tantissima festa!

Arrivederci a presto (o tardi)!!


domenica 12 giugno 2011

Autour des oliviers palpitent les origines

Una canzone profetica prima di andare a votare, sperando saremo ancora in grado di cambiare i nostri destini.



A l'envers à l'endroit

On n'est pas encore revenu du pays des mystères
Il y a qu'on est entré là sans avoir vu de la lumière
Il y a là l'eau, le feu, le computer, Vivendi, et la terre
On doit pouvoir s'épanouir à tout envoyer enfin en l'air

On peut toujours saluer les petits rois de pacotille
On peut toujours espérer entrer un jour dans la famille
Sûr que tu pourras devenir un crack boursier à toi tout seul
On pourrait même envisager que tout nous explose à la gueule
Autour des oliviers palpitent les origines
Infiniment se voir rouler dans la farine

A l'envers, à l'endroit, à l'envers, à l'endroit
A l'endroit, à l'envers, à l'envers, à l'endroit

Y'a t'il un incendie prévu ce soir dans l'hémicycle
On dirait qu'il est temps pour nous d'envisager un autre cycle
On peut caresser des idéaux sans s'éloigner d'en bas
On peut toujours rêver de s'en aller mais sans bouger de là

Il paraît que la blanche colombe a trois cents tonnes de plombs dans l'aile
Il paraît qu'il faut s'habituer à des printemps sans hirondelles
La belle au bois dormant a rompu les négociations
Unilatéralement le prince entame des protestations
Doit-on se courber encore et toujours pour une ligne droite ?
Prière pour trouver les grands espaces entre les parois d'une boîte
Serait-ce un estuaire ou le bout du chemin au loin qu'on entrevoit
Spéciale dédicace à la flaque où on nage, où on se noie

Autour des amandiers fleurissent les mondes en sourdine
No pasarán sous les fourches caudines

A l'envers, à l'endroit, à l'envers, à l'endroit
A l'endroit, à l'envers, à l'envers, à l'endroit

(Noir Desir)

venerdì 10 giugno 2011

Another recent past

Domani sarà il mio definitivo ultimo giorno di lezioni alla Scuola di Specializzazione.
Questi due anni sono volati. Su uno sfondo tendenzialmente nero, che ha caratterizzato l'intero periodo, un'infinità di puntini multicolore hanno creato, per lo più senza che io me ne accorgessi, costellazioni di straordinaria bellezza. Mai come quest'anno ho trovato tanti preziosi e insostituibili compagni di viaggio, tante persone ognuna diversa, ognuna speciale, tutti amici. Questo è il regalo più prezioso che un post-lauream che mirava solo ad un pezzo di carta poteva donarmi. Nuove competenze? Certo. Maggiori capacità? Ovvio. Ma un 2011 di persone come queste? Mai me le sarei aspettata.
Sono contenta che finalmente si concludano le mortali settimane di full immersion, 8 ore al giorno di lezione per 6 giorni filati, mi rimane un po' il boccone sul gozzo se penso che comunque mi aspettano gli esami di quest'anno e la terza tesi della mia vita, ma loro mi mancheranno tantissimo, e questo sentire prevarica la gioia della fine.
E' proprio vero che quando non si hanno più aspettative, quando si dà per scontato che ormai tutto sarà uno schifo, ma almeno hai poche cose buone e le tue passioni cui aggrapparti, capitano le sorprese più strane e meravigliose della vita. Non faccio altro che stupirmene, eppure la mia storia continua ad insegnarmelo, ogni volta. Bisogna davvero guardarsi dal desiderare intensamente qualcosa perché si potrebbe ottenerlo: quando ci si rassegna a lasciarsi andare alla vita, essa ricompensa a larghe mani, molto oltre le nostre aspettative.

Perciò ecco, l'ultimo regalo che voglio fare alla mia allegra combriccola, e a tutti coloro che con questo riusciranno a capire quanto ci siamo divertiti, anche con pochissimo: le citazioni delle nostre presentazioni del corso odierno di Museologia. Questo è per voi, cari compagni!

"Scansita in maniera cogente" (Antonio 14:50);
 "Parole che sono fatte di edifici in una realtà complessa (prof. 15:05);
"Azzeccate l'ingegno" (prof. 15:10);
"Il ritmo, percorso come un respiro" (prof. 15:17);
"La possibilità di non perdere questa possibilità è una possibilità che va mantenuta" (Elisa 15:41);
"E questo è l'elevato... no, questa è la pianta" (Ilaria 16:02);

Sezione caso umano (da leggersi preferibilmente con spiccato accento siciliano):

"E' fornito di un visitor centerS" (Rosa 16:20);
"Come diceva la mia collega Chiara nella sua presentazione originale" (Rosa 16:33);
"Però comunque noi del mondo greco abbiamo a che fare con queste cose" (Rosa 16:36);
"Noi studiosi propendiamo per una copertura a tetto piano" (ma chi? Rosa 16:41);
"Si potrebbero mettere delle palme nane" (Rosa 16:44);

"Quello che lavora sulle pietre lapidee" (la tautologie: prof. 16:48);
"E' un cratere archeologico" (prof. 17:18);
"Devono essere suscitati degli interrogativi" (Elena 17:35);
"Attraverso quella che abbiamo chiamato camera di decompressione" (la sottoscritta 17:40).





Grazie ragazzi!!

mercoledì 8 giugno 2011

I'm not scared

Ho grandi, enormi problemi con il mio inconscio. E' insistente..! C'è chi non si accorge di averlo, io ne avrei da regalare.
Altra nottata di incubi. Un incubo, per la verità: solite persone, tutto molto reale, i miei accumuli di cose non dette che finalmente sfogo e che però cadono nel vuoto, non hanno potere. Fin qua ho già capito che è inutile pensare che a persone cui ormai non interesso più (e meno male!) - e che con ogni probabilità non si sono mai interessate a me, alla mia vera essenza, che non hanno neanche mai provato a capirmi, o semplicemente non hanno mai voluto - le mie parole facciano qualche effetto. Continuano a farsi, giustamente, la loro vita e io dovrei fare altrettanto, anzi, a rigor di logica dovrei farlo soprattutto io!
Non è che non stia vivendo serena e pacifica, eh! Non ho chiodi fissi, pensieri ricorrenti, istinti isterici, come alcuni mesi fa, è il mio maledetto inconscio che continua a ripropormi sempre le stesse cose. Il risultato è che la mattina mi ritrovo catapultata in un mondo in cui non valgo niente, nel quale non ho speranza, in un universo fatto di lacrime e rabbia, nel quale l'unico pensiero, nel malessere totale, è: Vendetta! Vendetta! Giustizia! Giustizia!
Ormai ho capito da diverso tempo che prendermela con lui non ha senso, non voglio farlo perché è inutile e dannoso. Pensavo che questa consapevolezza bastasse, tant'è che gli incubi non erano più tornati.
Purtroppo però credo sia utopico pensare di aver metabolizzato un trauma durato quattro anni, che ha lentamente e silenziosamente demolito la mia persona, in soli sei mesi di alti e bassi. D'altra parte mi chiedo: è venuto forse il momento di cominciare ad interrogarmi sui molteplici significati della parola "perdono"? Porterà davvero alla pace? Quale? Non può esserci pace fra noi. E se è così che la penso, se prevale il desiderio che il mondo lo faccia soffrire almeno il doppio di quanto ho sofferto io, come scovare un angolo del mio cervello in cui possa trovare una qualche forma di perdono?
Che stia solo invocando a gran voce Indifferenza, senza pensare che se ancora la chiamo vuol dire che non è neanche vicina?

"Considero "amore" il sentire che interviene di fronte a ciò che valuto un bene per me; l'atto o l'insieme degli atti che hanno il potere di ricrearmi e di aumentare il grado d'essere di cui dispongo. Considero "odio" il sentire che interviene di fronte a ciò che valuto come un male per me; l'atto o l'insieme degli atti che pongono un "segno meno" davanti a me, gli altri e le situazioni della vita". (L. Maria Zanet - Decifrare l'esperienza)

mercoledì 1 giugno 2011

Io non sono maschilista

Un giorno, ormai diversi anni fa, una mia amica ha detto una cosa che credo non dimenticherò mai nella vita: "Io sono maschilista".

Ricordo di essere rimasta turbata allora. Capivo che lo stava dicendo per sentirsi forte, e per farsi sentire forte. Eravamo con un ragazzo, quel giorno, almeno di lui sono sicura. E’ il ragazzo che anni dopo ci divise, ma ancora non potevamo sapere quello che sarebbe successo: lui la trattava male e io lo consideravo uno stronzo infantile. Ma perché, che bisogno c’era di dire davanti ad un “uomo” come lui “Io sono maschilista”?
Ci ho pensato più volte, da allora. Ogni tanto mi torna in mente, e in certi discorsi lo ricordo, con altre persone, infervorandomi. Cosa l’abbia spinta a dire una cosa simile, però, non me lo sono mai chiesta fino in fondo e il perché non l'abbia mai fatto è facile a dirsi: sono omertosa, siamo tutte omertose.

Solo stasera, seguendo i fili di questo ragionamento, ho capito che in effetti si tratta di omertà.
Mi è balzato alla mente un fatto più recente, è emerso, come un galleggiante liberato dal fondo di una vasca. Durante un normale e salvifico aperitivo a Milano, dopo otto ore di lezione, parlavo con un mio compagno di corso delle mie letture più recenti. Gli ho confidato, quasi sotto voce, che mia mamma mi stava passando dei libri di filosofe, donne, femministe. Mi sono affrettata immediatamente a spiegare, quasi a giustificarmi, che si tratta di un pensiero della differenza, che non sono quelle fanatiche che avrebbero voluto nascere con i genitali maschili e che rivendicavano la parità dei sessi senza riflettere. E’ vero, credo fermamente nella differenza fra uomo e donna, e non credo che la parità, intesa come il raggiungimento femminile di una condizione maschile, sia salutare, ma perché tutto questo balbettio, tutto questo nascondersi, giustificarsi? Lo stesso ragazzo alcuni giorni dopo mi ha fatto intendere che la sua ex ragazza era una “zoccola” perché si divertiva con molti ragazzi, anche se non risulta l’abbia fatto mentre stava con lui. Perché ho cercato di capire? Va bene la rabbia, ci sta, ma perché affibbiare un lavoro di dubbio gusto ad una donna che ce l’ha il gusto (eccome!) per il divertimento e se lo sceglie e gratis?

Da quando le donne hanno imparato a parlare, il mondo sembra in perenne par condicio. Se gli uomini non possono fare i grossi con noi, perché non sta bene, allora noi non possiamo parlare di noi in quanto “donne” con loro.

Vi sentite minacciati da questo, uomini? Se qualcuna di noi ha le unghie lunghe è perché ci piacciono, non perché le teniamo affilate per voi.

Se qualcuna di noi vi fa notare che siete degli stronzi ricordate che, in fondo, si tratta di prodotti naturali.

Se qualcuno di voi dice ad una di noi che è una puttana, immaginate molto vividamente che quella parola corrisponde ad una persona che vende il proprio corpo indiscriminatamente, che ogni giorno decide di rinunciare alla propria dignità, alla propria libertà, all’affetto verso se stessa, che rischia spesso la violenza, il dolore e l’umiliazione, ma compie tutto questo per disperazione e per denaro.

Quando fate sesso provate piacere? Se nessun vincolo di onestà e rispetto vi lega ad una donna in particolare, vi fareste problemi a provare lo stesso piacere con più donne? Siete delle gran puttane!
Non ha molto senso, giusto?

Tutto considerato credo di aver capito perché la mia amica, anni fa, disse quella frase. Si riferiva a noi donne. Noi non siamo solidali le une con le altre, spesso ci detestiamo, voi invece fate branco, e vi invidiamo per questo. Un amico comune, quello che ritenevo essere un grande amico, ha scelto di restare fedele al suo simile, nonostante mi avesse sempre lodata, proclamando quanto eravamo uguali e quanto eravamo d’accordo nel pensare che lui stesse sbagliando. E’ così. Noi riflettiamo, pensiamo, escogitiamo, problematizziamo, razionalizziamo, ci commuoviamo, scegliamo, anteponiamo, sopportiamo… voi state uniti.


Però quando noi scegliamo un’amica o un amico li amiamo, davvero, perché con loro cominciamo a tessere una tela difficile e meravigliosa, fatta di tutte quelle gioie, di quelle paranoie e di quei problemi che sono sempre stati solo nella nostra testa e che finalmente si sentono liberi di uscire e circondarci. L’aria intorno a noi diventa la nostra casa e comprendiamo che dovunque e con chiunque saremo, qualsiasi cosa sia accaduta o dovrà accadere, sapremo sempre gli uni degli altri, e ci guarderemo sempre con una strana luce negli occhi.
Io invidio il vostro branco, ma quanti di voi possono dire di avere amici così? Io spero tanti, anche se la mia vita mi ha insegnato pochi.

Non voglio davvero accusarvi. Io vi amo, uomini. Adoro la vostra natura, perché così diversa dalla nostra, perché vedo in voi i futuri amori che riempiranno la mia vita, quelli importanti, quelli sognati, quelli brevi, quelli per gioco, quelli per supposizione e quelli negati. Non riuscirei a stare senza di voi, a volte vorrei, ma non posso, altre volte potrei, ma non voglio.

Abbiamo imparato tanto da voi, per millenni, ora so che se ci lasciaste peccare di arroganza, almeno per un po’, potremmo insegnare tanto anche a voi. Non vogliamo dominarvi, ma chi può condannare fra voi chi tra noi vorrebbe davvero farlo? Sarebbe giusto, in un certo senso.

Riflettendo su quanto quella mia cara amica ha detto, mi sono fatta una domanda cui ancora non riesco a rispondere, né forse sarò mai in grado di farlo, poiché si tratta di un garbuglio infinito di sentenze che non sono mai state date: Quanto le donne sono così fra loro per colpa di ciò che gli uomini hanno fatto finora? Quanto hanno fatto gli uomini per fare di una donna una maschilista? Quanta responsabilità è solo nostra se ci vergognamo di parlare di femminismo anche solo fra noi, e preferiamo essere solidali con voi al punto da definirci maschiliste?

Per par condicio ho tentato di specchiare la domanda, ma mi sono accorta che non ha davvero senso. Forse questa è già in parte una risposta.





















Un'altra risposta è questa, una sorta di Io non sono femminista.

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